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Il coraggio di amare

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Blurb

Studiandosi allo specchio Rebecca annuì soddisfatta, indossò anche i sandali e poi prima di uscire passò dalla cucina a preparasi un sandwich.

Conoscendo Jennifer immaginava che avesse chiamato un catering esclusivo che di solito offrivano assaggi prelibati di pietanze altrettanto ricercate dal nome impronunciabile che la lasciavano sempre affamata. Controllò l\\\'ora e vedendo che aveva ancora qualche minuto preparò qualche altro sandwich con petto di pollo e insalata per Harry perché non c\\\'era altro in frigo.

Doveva assolutamente fare la spesa l\\\'indomani e chiamare l\\\'idraulico si disse sospirando quando aprendo il rubinetto per prendersi un bicchiere d\\\'acqua si rammentò che il tubo si era rotto. Lo richiuse subito e controllò che non ci fosse una perdita sotto il lavandino e poi scrisse sull’agenda per ricordarsi di chiamare una dita specializzata al più presto.

Non era una grande cuoca e in cucina passava pochissimo tempo ma comunque abbastanza da rendere urgente quella chiamata. Mangiò un secondo tramezzino e poi mise gli altri in frigo con una nota per Harry e passò in bagno a lavarsi le mani.

Stava controllandosi il trucco quando venne distratta dal campanello, controllò l\\\'orologio che portava al polso e aggrottò la fronte. Non poteva ancora essere il taxi, che fosse Harry che aveva scordato nuovamente le chiavi?

“Arrivo!”rispose al secondo squillo e dopo un ultimo sguardo allo specchio andò ad aprire la porta.

Non era Harry e nemmeno uno dei vicini, la giovane donna ferma sull\\\'uscio ricambiò la sua occhiata con un\\\'espressione che le parve sorpresa.

“Si? Posso aiutarla?”le chiese impaziente Becca che andava piuttosto di fretta, il taxi sarebbe arrivato a momenti e probabilmente Rose la stava già aspettando.

“Lei è Rebecca Harris?”le chiese la ragazza con un tono strascicato e indolente.

“E lei è..?”

“Posso entrare?”le domandò baldanzosa la sua inattesa ospite.

“Veramente stavo uscendo.”rispose Becca con una smorfia.

“E importante.”le assicurò però la ragazza fissandola dritta negli occhi.

“D\\\'accordo.”annuì dopo qualche attimo di indecisione. “Prego.”la invitò. “Le posso offrire qualcosa?”le domandò sbrigativa.

“Non ci vorrà molto.”rispose la ragazza rigida.

“Va bene si accomodi.”le offrì Becca indicandole una poltrona. “Come posso aiutarla signorina..?”

“Emily.”si presentò la giovane succinta.

“Emily.”ripeté sorpresa dalla reticenza della ragazza che le fece dare uno sguardo più approfondito alla sua persona.

Era piuttosto giovane, di certo non aveva più di venti o ventuno anni e sembrava piuttosto nervosa anche. Nel sedersi aveva incrociato le gambe e nascosto le mani in grembo ma i suoi occhi studiavano avidamente il suo salotto e poi con altrettanta intensità studiarono lei. “Posso chiederti come mi conosci?”le chiese Rebecca spezzando il silenzio teso.

“Harry..”rispose la ragazza trasalendo.

“Capisco.”annuì sorridendo sollevata. “Sei un\\\'amica di Harry allora?”le domandò cercando di capire la situazione, era tutto piuttosto strano in verità.

“Si.”rispose Emily con fare rigido e ostile.

“Mi dispiace però Harry non c\\\'è in questo momento, è all\\\'estero per lavoro ma dovrebbe tornare stasera al più tardi.”

“No.”la interruppe la ragazza e non appena Becca ne incontrò lo sguardo distolse gli occhi repentina.

“No cosa?”le chiese confusa ma Emily rifiutò di intercettare il suo sguardo, si nascose dietro un boccolo biondo sfuggito alla sua treccia e prese a tormentarsi un lembo del trench che indossa, ansiosamente.

“Emily?”le chiese Reecca nuovamente sorpresa dal suo atteggiamento.

“No.”ribadì la ragazza che poi si alzò bruscamente e si voltò a guardarla. “Non verrà.”

“Harry?”le chiese lei confusa alzandosi a sua volta non sapendo come doversi comportare.

“Ha detto che non sei bella.”

“Come?”Ormai del tutto confusa Rebecca la fissò apprensiva chiedendosi cosa intendesse.

“Harry.”le spiegò Emily. “Non tornerà.”aggiunse, il suo volto giovane e grazioso aveva riacquistato un po\\\' di colore e nei suoi occhi ora c\\\'era uno sguardo ostile e determinato. “E finita.”la informò brutale poi mentre Becca continuava a fissarla confusa prese dalle tasche del trench un cellulare e glielo porse dopo averlo sbloccato. Aveva aperto la galleria e quello che voleva mostrarle erano delle foto, foto di se stessa insieme a Harry.

Harry il suo fidanzato che era all\\\'estero per lavoro e sarebbe rientrato quella sera, la sua prima reazione fu di ridere.

Era tutto talmente assurdo, un istante prima si stava preparando per andare alla festa di Jennifer preoccupata per il lavandino rotto e la cena di Harry e un istante dopo era arrivata quella bionda ventenne con un décolleté esagerato a dirle che lui non sarebbe tornato.

Non poteva essere vero, era semplicemente assurdo, ad un secondo sguardo però la voglia di ridere le passò subitanea, non c\\\'era nulla di divertente.

Tutt\\\'altro in verità.

Harry il suo fidanzato la stava tradendo...

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1.
Trattenendo uno sbadiglio Rebecca alzò lo sguardo in alto per dare un'occhiata di sbieco al cielo grigio, il tempo a Londra non si curava delle stagioni pensò stancamente. Nonostante maggio volgesse appena a termine il caldo sembrava volersi prendere le ferie anticipate. Pioveva ininterrottamente da due giorni a quella parte e le previsioni per i successivi non erano rosee. Come al solito poi lei si era scordata l'ombrello, ferma in mezzo alla calca ad aspettare che il semaforo divenisse verde picchettò un piede a terra con impazienza. Era fradicia e gelata fino alle ossa, il suo bel vestito elegante di sangallo azzurro costituiva ben misero riparo contro la pioggia scrosciante. Anche il trucco era stato rovinato dall’umidità e così l'elaborata pettinatura che le aveva impiegato ben mezz'ora di tempo quel mattino. L'idea di presentarsi alla festa di Jennifer tra qualche ora in quelle condizioni non le sorrideva affatto ma aveva promesso di andarci e poi era anche il compleanno di Gregor. Jennifer gliel’aveva rammentato con insistenza nelle ultime due settimane, non poteva mancare e la pioggia non era una scusa credibile, soprattutto non a Londra pensò sospirando. Il suono inferocito di un clacson poco distante la sottrasse ai suoi pensieri mentre le persone accanto a lei si spostavano per non venire travolte dal getto di acqua delle pozzanghere sulla strada. Le macchine infatti si curavano ben poco dei passanti in attesa di attraversare e anche lei giudicò opportuno muovere qualche passo indietro per evitare schizzi di acqua maleodorante. Dette un altro sguardo all'orologio che portava al polso e sospirò, era tardissimo e doveva ancora passare a ritirare la torta che aveva ordinato per Greg. In quel momento grazie al cielo scattò il verde, Rebecca attraversò e poi svoltò in Bekington Square. Nel frattempo chiamò Rose per dirle che avrebbe ritardato, in ogni caso non sarebbe mai riuscita ad arrivare a Chelsea in mezz'ora soltanto. Rosalie rispose dopo il terzo squillo e nello stesso momento Rebecca individuò un taxi e si sbracciò per chiamarlo pregando si fermasse. “Solo un attimo Becca..”si scusò Rose e subito la sentì allontanarsi senza però chiudere la comunicazione. Doveva essere presa con qualche dolce si immaginò e sospirò sollevata quando il taxi che aveva fermato inchiodò a pochi centimetri da lei. “Dove andiamo signorina?”le chiese l'autista quando grata Rebecca fu salita dietro. “Richmond e in fretta per favore.”lo pregò cercando di darsi una sistemata senza però riuscirci, l'uomo annuì e lei gli sorrise riconoscente. “Eccomi.”Rose tornò al telefono richiamando la sua attenzione. “Scusa, dovevo sfornare delle torte, mi sono arrivati alcuni ordini dell'ultimo minuto.” “Potevi dire di no.”rispose con un sorriso comprensivo. “Comunque non avevo altri impegni.”rispose noncurante Rosalie. “Ma a te serviva qualcosa?” “No, volevo solo avvisarti che arriverò un po' in ritardo.” “Non c'è problema.”annuì l'amica. “Chiuderò più tardi tanto la lezione di yoga è saltata per stasera.”le raccontò e dal suo tono di voce Becca intuì che ne era piuttosto sollevata. D'altronde era stata Rose stessa a confidarle che non era molto convinta di voler continuare il suo percorso di luce interiore come lo chiamava scherzosamente. “Perché non smetti?”le chiese quindi incuriosita. “Brenda ci rimarrebbe male.”sospirò Rosalie. “Tu piuttosto, sei sicura di non voler cambiare idea e provare? Non è male come sembra.”cercò di convincerla. “E poi il posto è davvero carino, ti servirebbe una pausa dal tribunale.” “No grazie lo sai che non amo particolarmente lo sport.”rifiutò decisa Rebecca alzando uno sguardo al cielo. “Non dirlo a Stephi, vuole che ci iscriviamo ad un corso di aichido tutte assieme.”le confidò l’amica divertita. “E che cos'è?”le domandò confusa. “Qualcosa di simile al karatè da quanto ho capito.”rispose Rose ridendo. “Comunque io le ho già detto di no e immagino che anche Charlotte non ne sarà troppo entusiasta. L'ho vista qualche giorno fa ed era esausta come sempre, non me ce la vedo a dare calci e pugni in una palestra.” “Nemmeno io se per quello.”commentò Becca rabbrividendo letteralmente all'idea, Stephanie e le sue trovate originali le facevano puntualmente lo stesso effetto. “Charlotte dovrebbe rallentare il ritmo, lavora troppo.”considerò poi preoccupata. “Glielo detto ma lo sai com'è fatta.”annuì Rose. “Si prenderò qualche settimana di ferie il mese prossimo per andare a trovare Rachel e i ragazzi, ha già prenotato i biglietti. Ti saluta, non è sicura di riuscire a venire a teatro con noi domenica.” “La chiamerò domani.”annuì Becca che già aveva pensato di andare a trovarla per invitarla a pranzo, l’aveva vista molto poco ultimamente essendo entrambe tanto impegnate. “Vedi se riesci a convincerla a rallentare il ritmo a me non vuole dare retta. E già che ne parliamo una pausa ogni tanto anche a te non farebbe male.”la rimproverò. “Perché tu e Stephanie pensate forse di lavorare meno?”le chiese imbronciata. “Almeno io ogni tanto esco e Stephanie, si be lo sai lei sa divertirsi sempre.” “Questo è vero.”annuì divertita dal non troppo velato sottinteso. “Sta ancora assieme a Lionel il surfista californiano?” “No, credo che quello attuale si chiami Albert ma potrebbe anche essere Ben o Peter.”raccontò Rosalie e lei rise immaginandosela con la fronte aggrottata e un'espressione rassegnata. “Tu piuttosto..”le disse Rose cambiando argomento. “Cosa?”domandò trattenendo un sospiro immaginando quanto sarebbe seguito. “Harry è già tornato?”le chiese infatti la donna. “Dovrebbe rientrare stasera.”replicò pacata, non aveva nemmeno avuto il tempo per chiedergli del volo quando l'aveva sentito in mattinata presa com'era stata dal lavoro. “Salutamelo tanto..”si raccomandò Rosalie ma il sarcasmo nel suo tono la fece sospirare stancamente. “Rose..”protestò accalorata. “Lo so.”replicò l'amica. “Va bene, non dirò niente.”aggiunse sospirando. “Bene, ora devo andare sono quasi arrivata, ci vediamo dopo.”salutò frettolosa. “Oh va bene, non ti si può nemmeno più stuzzicare, comunque a dopo fai con calma.”si raccomandò la donna. “Si ciao.”annuì lei e chiuse la comunicazione perché era davvero arrivata. Pagò il tassista lasciandogli una generosa mancia dato che gli aveva inzuppato i sedili e poi sempre sotto la pioggia scrosciante e con la borsa alzata a ripararsi l'ormai rovinata acconciatura si mise a correre trattenendo un sospiro esasperato. Le previsioni avevano dato una leggera turbolenza nel pomeriggio qualche raffica di vento e cielo nuvoloso, nulla a che vedere con il temporale che si era scatenato. “Ti sei di nuovo scordato l'ombrello cara?”la sua vicina ottantenne, la signora Foster, un'adorabile nonnina che viveva alla porta accanto le aprì il portone mentre lei frugava inutilmente nella borsa alla ricerca delle chiavi. “La ringrazio.”sospirò Rebecca cercando di mettere assieme un sorriso. “In effetti ho scordato di prenderlo, andavo di fretta stamattina.” “Eh mia cara voi giovani siete sempre di corsa, non ci sono più i tempi di una volta.” “Come ha ragione.”annuì sospirando, ovunque andasse ogni giorno vedeva solo gente stressata che correva da una parte all'altra cercando di arrabattarsi tra casa, lavoro e famiglia. Se tutti avessero allentato i ritmi ogni tanto si sarebbe respirato meglio considerò non per la prima volta. “Va da qualche parte?”si informò poi cortesemente. “A prendere le uova cara, domani verranno i miei nipoti a colazione.”le raccontò tutta felice la vicina. “Che bello.”annuì Becca ricambiando il suo sorriso, i figli e nipoti della signora Foster vivevano tutti piuttosto lontani e venivano raramente a trovarla. La donna si sentiva sola qualche volta così lei la invitava a prendere una tazza di tè a casa sua. Le piaceva ascoltarla raccontare della sua gioventù mentre le teneva compagnia, era una persona molto cara e i suoi racconti non mancavano mai di divertirla. “Se vuole ho una decina di uova, potrei prestargliele, non credo che smetterà presto di piovere.”aggiunse dando un'occhiata al cielo cupo che andava adombrandosi. “Sei molto gentile mia cara ma ne approfitterò per fare una passeggiata.”rifiutò la signora Foster placida. “Le mie povere ossa hanno bisogno di prendere un po' di aria.” “D'accordo, buona serata allora.”le augurò annuendo. “Buona serata a te cara.”annuì la vicina sorridendole e poi con passo lento si avviò fuori dal portone e lei lo chiuse alle sue spalle. Quindi attraversò in fretta il vialetto e si affrettò ad entrare, doveva farsi una doccia subito pensò mentre controllava la sua cassetta della posta. Fatture, bollette, qualche lettera per Harry e oh la cartolina di zia Margareth che le mandava tanti saluti dalla Nuova Zelanda. Fortunata lei pensò aprendo la porta di casa, lasciò la posta sul tavolino all'ingresso, si tolse le scarpe che abbandonò nell'anticamera insieme alla ventiquattrore e poi prese a svestirsi ancor prima di raggiungere il salotto. Portò i vestiti in lavanderia e corse a farsi una doccia veloce, si lavò anche i capelli e poi sprecò dieci minuti per asciugarli. Doveva proprio decidersi a tagliarli un giorno o l'altro si disse studiandosi allo specchio appannato avvolta in un asciugamano bianco di spugna. Non avendo il tempo per replicare la pettinatura di quella mattina si limitò a raccogliere i capelli in un nodo sulla nuca e poi dopo essersi applicata giusto un tocco di fard e un po' di mascara corse in camera da letto per cercare un vestito adatto. Jennifer aveva scelto un albergo in centro per la festa di Greg e conoscendola immaginava sarebbe stata una cosa abbastanza formale. Un vestito da cocktail sarebbe stato adatto ma considerando la temperatura cambiò idea e scelse un completo pantalone da sera di seta azzurra, nuovo. L'aveva comprato l'ultima volta che aveva fatto shopping con le amiche e non aveva ancora trovato l'occasione di metterlo. “Andrà bene...”si disse annuendo tra sé e sé, era abbastanza elegante e poi non fasciava troppo, l'aveva scelto esattamente apposta e non perché esaltasse il verde smeraldo dei suoi occhi come aveva detto Stephanie con un cenno d'approvazione vedendoglielo addosso. Scelse dall'armadio anche un top color argento da abbinarci e posò tutto sul suo letto mentre andava in cerca delle scarpe, un sandalo aperto decise tanto avrebbe chiamato un taxi. “Già.”si rammentò schioccando le dita il telefono era..ah nella borsa che aveva lasciato all'ingresso, camminando in punta di piedi andò a chiamare un taxi poi recuperò dalla borsa anche le chiavi e il portafogli e li trasferì in una borsetta da sera che poi lasciò in salotto. “Ora cosa manca..?”si chiese distratta e le venne in mente il regalo, aveva comperato a Greg un banalissimo libro. Non era riuscita a pensare a niente di più appropriato e poi era il pensiero che contava si disse con una filosofica scrollata di spalle mentre tornava in camera per vestirsi. Qualche minuto dopo si studiò allo specchio annuendo soddisfatta, indossò anche i sandali e poi prima di uscire passò dalla cucina a preparasi un sandwich. Conoscendo Jennifer immaginava che avesse chiamato un catering esclusivo che di solito offrivano assaggi prelibati di pietanze altrettanto ricercate dal nome impronunciabile che la lasciavano sempre affamata. Nel mentre controllò l'ora e vedendo che aveva ancora qualche minuto preparò qualche altro sandwich con petto di pollo e insalata per Harry. Immaginava che sarebbe stato affamato, non gli piaceva mangiare sull'aereo e non c'era null'altro di pronto in casa. Doveva assolutamente fare la spesa l'indomani e chiamare l'idraulico si disse sospirando quando aprendo il rubinetto per prendersi un bicchiere d'acqua si rammentò che il tubo si era rotto. Lo richiuse subito e controllò che non ci fosse una perdita sotto il lavandino come l'altro ieri e poi scrisse sull’agenda per ricordarsi di chiamare una dita specializzata al più presto. Non era una grande cuoca e in cucina passava pochissimo tempo ma comunque abbastanza da rendere urgente quella chiamata. Mangiò un secondo tramezzino e poi mise gli altri in frigo con una nota per Harry e passò in bagno a lavarsi le mani. Stava controllandosi il trucco quando venne distratta dal campanello, controllò l'orologio che portava al polso e aggrottò la fronte. Non poteva ancora essere il taxi, che fosse Harry che aveva scordato nuovamente le chiavi? “Arrivo!”rispose al secondo squillo e dopo un ultimo sguardo allo specchio andò ad aprire la porta. Non era Harry e nemmeno uno dei vicini, la giovane donna ferma sull'uscio ricambiò la sua occhiata con un'espressione che le parve sorpresa. “Si? Posso aiutarla?”le chiese impaziente Becca che andava piuttosto di fretta, il taxi sarebbe arrivato a momenti e probabilmente Rose la stava già aspettando. “Lei è Rebecca Harris?”le chiese la ragazza con un tono strascicato e indolente. “E lei è..?” “Posso entrare?”le domandò baldanzosa la sua inattesa ospite. “Veramente stavo uscendo.”rispose Becca con una smorfia. “E importante.”le assicurò però la ragazza fissandola dritta negli occhi. “D'accordo.”annuì lei dopo qualche attimo di indecisione. “Prego.”la invitò. “Le posso offrire qualcosa?”le domandò sbrigativa. “Non ci vorrà molto.”rispose la ragazza rigida. “Va bene si accomodi.”le offrì indicandole una poltrona mentre lei spostava la borsetta da sera. “Come posso aiutarla signorina..?” “Emily.”si presentò la giovane succinta. “Emily.”ripeté sorpresa dalla reticenza della ragazza che le fece dare uno sguardo più approfondito alla sua persona. Era piuttosto giovane, di certo non aveva più di venti o ventuno anni e sembrava piuttosto nervosa anche. Nel sedersi aveva incrociato le gambe e nascosto le mani in grembo ma i suoi occhi studiavano avidamente il suo salotto e poi con altrettanta intensità studiarono lei. “Posso chiederti come mi conosci?”le chiese Rebecca spezzando il silenzio teso. “Harry..”rispose la ragazza trasalendo. “Capisco.”annuì sorridendo sollevata. “Sei un'amica di Harry allora?”le domandò cercando di capire la situazione, era tutto piuttosto strano in verità. “Si.”rispose Emily rigida e ostile. “Mi dispiace però Harry non c'è in questo momento, è all'estero per lavoro ma dovrebbe tornare stasera al più tardi.” “No.”la interruppe la ragazza e non appena Becca ne incontrò lo sguardo distolse gli occhi repentina. “No cosa?”le chiese confusa ma Emily rifiutò di intercettare il suo sguardo, si nascose dietro un boccolo biondo sfuggito alla sua treccia e prese a tormentarsi un lembo del trench che indossava, ansiosamente.. “Emily?”le chiese Rebecca nuovamente sorpresa dal suo atteggiamento. “No.”ribadì la ragazza che poi si alzò bruscamente e si voltò a guardarla. “Non verrà.” “Harry?”le chiese confusa, alzandosi a sua volta, non sapendo come doversi comportare. “Ha detto che non sei bella.” “Come?”Ormai del tutto confusa Rebecca la fissò apprensiva chiedendosi cosa intendesse. “Harry.”le spiegò Emily. “Non tornerà.”aggiunse, il suo volto giovane e grazioso aveva riacquistato un po' di colore e nei suoi occhi ora c'era uno sguardo ostile e determinato. “E finita.”la informò brutale poi mentre Becca continuava a fissarla confusa prese dalle tasche del trench un cellulare e glielo porse dopo averlo sbloccato. Aveva aperto la galleria e quello che voleva mostrarle erano delle foto, foto di se stessa insieme a Harry. Harry il suo fidanzato che era all'estero per lavoro e sarebbe rientrato quella sera, la sua prima reazione fu di ridere. Era tutto talmente assurdo, un istante prima si stava preparando per andare alla festa di Jennifer preoccupata per il lavandino rotto e la cena di Harry e un istante dopo era arrivata quella bionda ventenne con un décolleté esagerato a dirle che lui non sarebbe tornato. Non poteva essere vero, era semplicemente assurdo, ad un secondo sguardo però la voglia di ridere le passò subitanea, non c'era nulla di divertente. In quelle foto il Harry ritratto era completamente diverso dal suo fidanzato serio e accigliato, era un uomo sorridente perfino attraente, sinceramente felice di essere insieme a Emily che sorrideva altrettanto felicemente. Ed erano una bella coppia non poteva negarlo, lui bruno alto e imponente e lei minuta e delicata con due enormi occhi azzurri che dominavano un volto giovane e grazioso. Ma non c'erano solo sorrisi in quelle foto, c'era complicità, sincerità, baci intimi e carezze affettuose, Harry il suo fidanzato la stava tradendo. “E uno scherzo?”nonostante l'evidenza nelle sue mani il suo cuore rifiutò l'idea nel momento esatto in cui il cervello la elaborò, non poteva accadere a lei si disse mentre già sentiva il petto trafitto da fitte lancinanti, non era possibile.”Che cosa significa?”chiese alzando vistosamente la voce. “Che cosa sei venuta a fare qui?”domandò mentre sentiva la calma e la compostezza abbandonarla, nella sua testa ricordi su ricordi presero ad accavallarsi gli uni sugli altri rammentandole cinque anni della sua vita. I cinque anni che aveva passato assieme a Harry, non poteva essere si disse nuovamente scuotendo la testa. Harry non poteva averle fatto una cosa simile, non l'uomo che conosceva lei, non il Harry che mangiava i sandwich con petto di pollo e insalata, che piegava perfino i calzini e la salutava con un bacio prima di uscire per andare al lavoro. Non il suo fidanzato, l'uomo abitudinario riservato e moralista con cui aveva dormito per tre anni nello stesso letto a sinistra perché a lui piaceva vedere il sole quando si svegliava la mattina. No, non era possibile si disse nonostante avesse in mano le foto che dicevano il contrario ed Emily che continuava a fissarla ostile e rigida in attesa che lei accettasse la fine che le aveva annunciato. Emily giovane e bionda così diversa da lei, completamente opposta e che non era nemmeno il tipo di Harry. Non poteva essere giusto? Che cosa aveva sbagliato? Non c'erano problemi tra di loro. Aveva sempre cercato nel dialogo una soluzione e la loro relazione era progredita senza ostacoli, avevano un rapporto maturo e stabile, aveva pensato che si sarebbero potuti sposare tra qualche mese per l'amor del cielo! “Fattene una ragione.”Emily le strappò di mano il telefono e lo rimise in tasca. “Siamo innamorati e ci sposeremmo.”aggiunse mozzandole il respiro. “E non chiamare più Harry, tu sei il passato io sono il suo futuro!”le annunciò gelida. “E finita.”ribadì e con ciò le voltò le spalle e uscì fuori da casa sua lasciandola preda di una tempesta incontrollata di emozioni mentre cercava di assimilare il fatto che la sua vita perfetta fosse appena andata in mille pezzi.

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