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Broken Dreams

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Blurb

La protagonista, Amelia, è una ragazza timida ed introversa, che con il passare degli anni ha iniziato sempre più a chiudersi in se stessa, timorosa del mondo esterno e del giudizio altrui, ormai passa quasi tutto il suo tempo libero immersa nei libri, i quali hanno il potere di trascinarla in nuovi mondi, farle conoscere nuove persone e farle vivere nuove avventure ed esperienze, e tutto mentre è al sicuro nella sua camera, al riparo da occhi indiscreti e dalle insidie dell'esterno. L'unica persona che riesce a superare le barriere da lei erette è la sua migliore amica, ormai quasi una sorella, Clhoe. Vivendo in collegio e condividendo la stessa camera, le due ragazze non hanno potuto far altro che avvicinarsi sempre più, nonostante le grandi differenze caratteriali. Infatti, Clhoe, è una ragazza estroversa, chiacchierona e senza peli sulla lingua, è coraggiosa e testarda e soprattutto ama le sfide ed il rischio, non teme il mondo e le persone, ama vivere nuove avventure, belle o brutte che siano, ed è estremamente solare.

I giorni, in collegio, si ripetono uguali, mese dopo mese, anno dopo anno, e questa monotonia, in un certo senso, è di conforto per Amelia, le dà stabilità, le dà una certezza solida ed incrollabile, sa sempre cosa aspettarsi da ogni giorno, sa sempre di non correre rischi, di essere al sicuro.

Tuttavia, a turbare la quotidianità di quella piccola realtà isolata dal resto del mondo, arriverà presto un affasciante ragazzo, Steve, nuovo iscritto al collegio, il quale sarà fin da subito attratto dalla timida ed impacciata Amelia.

Riuscirà Steve a far finalmente aprire la timida ed impacciata ragazza al resto del mondo, oppure verrà respinto? Amelia riuscirà invece a superare il passato e ad abbattere la muraglia che ha eretto intorno a sé per proteggersi?

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L'inizio di tutto
-Amelia Grace, come hai osato arrivare in ritardo! Questa me la paghi!- urla Clhoe linciandomi con lo sguardo. Se avessi ucciso qualcuno a sangue freddo, probabilmente avrebbe reagito meglio, anzi, conoscendola mi avrebbe aiutata a nascondere il corpo. -Scusa, non ho sentito la sveglia... Abbi pietà! E non urlare, è ancora troppo presto.- replico con un filo di voce, ancora mezza addormentata, poi aggiungo:-Comunque, ti vorrei rammentare che preferisco essere chiamata Amy, non Amelia! -Non me ne importa un fico secco.- risponde lei con tono piatto ed un’espressione imperturbabile. -Ora muoviamoci, altrimenti tardiamo troppo ed una nota disciplinare non ce la toglie nessuno!- sbuffa poi sollevando gli occhi al cielo ed ammutolendomi. -Lo sapevo, lo sapevo eccome che sarebbe andata a finire così! Non dovevo uscire prima dalla stanza senza tirarti giù dal letto a calci, pigrona!- continua lei camminando a passo spedito mentre io, già affaticata dalla corsa dal dormitorio, fatico a starle dietro. Ci affrettiamo lungo gli infiniti corridoi di questo collegio per cercare di non fare troppo tardi per l'ora di matematica, anche se probabilmente un rimprovero non ce lo toglie nessuno, dato che ormai siamo le uniche studentesse ancora in giro, mentre tutti gli altri sono probabilmente già al loro posto. -E per la cronaca, hai gli occhiali storti.- sbuffa Clhoe guardandomi con la coda dell'occhio e passandosi una mano tra le sue lunghe ciocche di capelli castani sempre perfettamente in ordine. -Beh, succede quando corri.- replico sbuffando sonoramente e sistemandomi la montatura degli occhiali mentre mi ricade sul viso una ciocca bionda sfuggita all'elastico con cui mi sono legata i capelli. Grandioso, avrò l'aspetto di una che è appena saltata giù dal letto, anche se effettivamente non è poi tanto lontano dalla realtà. Svoltato l’angolo, finalmente scorgiamo la porta della nostra classe e ci fiondiamo al suo interno. Faccio appena in tempo a scorgere un ostacolo davanti a me e, non riuscendo a fermarmi in tempo, vado a sbattere contro la schiena di qualcuno, Clhoe dietro di me, colta anche lei di sorpresa, mi viene addosso, ed alla fine finiamo entrambe con il sedere a terra come due ebeti. Hanno forse messo una nuova parete? Da quando le schiene sono così dannatamente dure ed ingombranti? La professoressa ci lancia uno sguardo di fuoco, come se volesse ucciderci (cosa che probabilmente farebbe se non ci fossero così tanti testimoni con gli occhi puntati su di noi) ed io, nel frattempo, mi massaggio il naso dolorante e mi sistemo nuovamente gli occhiali. I miei amatissimi e solidali compagni, ovviamente, iniziano a ridacchiare sommessamente, trattenendosi dallo scoppiare solo per evitarsi una sfuriata da parte della prof che, a prima vista, sembrerebbe già piuttosto inalberata. Nel mentre il proprietario della schiena si volta per guardarci perplesso e sorpreso, poi scoppia a ridere, probabilmente per l’espressione molto intelligente che sia io sia Clhoe abbiamo dipinta in volto. -Si può sapere...- domanda la professore sbattendo una mano sulla cattedra per zittire la classe ed alzando gradualmente il suo tono di voce:-perché voi due entrate sempre in ritardo per la mia ora? E non solo fate tardi, ma disturbate anche! La voce della prof, piano piano, inizia a giungermi sempre più ovattata ed al posto che rispondere rimango imbambolata ad osservare il ragazzo a cui sono andata addosso. Non sono una che corre dietro ai ragazzi, sia chiaro, ma quando ne vedo uno carino non sono nemmeno una con i paraocchi. Soprattutto quando il suddetto ragazzo sembra uscito da uno dei miei romanzi o libri preferiti. È alto, almeno una decina di centimetri più di me, ha i capelli corti e castani scompigliati, come se si fosse appena alzato dal letto, ed ha gli occhi dello stesso colore del cioccolato fondente, un colore caldo e confortante. Ha la pelle abbronzata, si vede che non è uno a cui piace stare nei luoghi chiusi, al contrario di me che ho l'incarnato di un fantasma, ed ha un fisico atletico e slanciato. Indossa una t-shirt bianca, semplice e disadorna, un paio di jeans blu scuro ed un paio di scarpe nere logore. -Ci scusi professoressa, le promettiamo che non accadrà più... Ecco... vede, è stata colpa della sveglia, si è rotta e non ha suonato.- risponde la mia amica notando il mio silenzio, ma rimanendo anche lei imbambolata a fissare il ragazzo di fronte a noi. -Ma davvero?- ribatte quell’arpia pignola della prof, con finta sorpresa:-E puntualmente la vostra sveglia si rompe ogni volta che avete lezione con me alla prima ora? Che coincidenza incredibile.- termina lei con tono sarcastico ed inacidito. In sottofondo sento altri risolini provenire dai miei compagni e non riesco a fermare il rossore che si diffonde dalle mie guance fino alla punta delle orecchie. Ed ecco una delle cose che detesto di più in assoluto, stare al centro dell'attenzione, soprattutto quando sono fonte di divertimento per gli altri. -Avete intenzione di continuare a sbavare o finalmente vi decidete ad andare al vostro posto per iniziare la lezione?- ci riprende nuovamente la professoressa mentre si abbassa gli occhiali per guardarci ancora più male di prima. Seriamente, se gli sguardi potessero incenerire saremmo già ridotte in due cumuli di polvere. Ci alziamo frettolosamente, io tenendo lo sguardo rigorosamente basso per evitare di incrociare gli occhi degli altri, in particolare quelli della persona che ho appena urtato, mentre con la coda dell'occhio vedo Clhoe ricambiare l'occhiataccia della prof con una delle sue, sempre la solita orgogliosa. Superiamo il povero malcapitato a cui siamo finite addosso e ci andiamo a sedere ai nostri rispettivi posti. Una volta seduta, inizio a preparare sul banco il materiale per seguire la lezione e nel mentre lancio qualche occhiata di sottecchi al ragazzo che è ancora in piedi vicino alla cattedra. Sebbene io non sia una che presta molta attenzione a chi ha intorno, sono piuttosto sicura di non averlo mai visto, o almeno non nella mia classe, deve trattarsi di un nuovo arrivato. -Steve, siediti accanto a quella sbadata di Clhoe, è l'unico posto libero a quanto pare.- dice con sufficienza la professoressa e vedo la mia amica regalarle uno sguardo tagliente e mordersi l'interno delle guance per tenere a freno la sua lingua lunga. Il ragazzo, Steve a quanto pare, si limita ad annuire e si va a sedere obbedientemente vicino a Clhoe, che incredibilmente lo ignora e tiene stampata in viso un'espressione imbronciata. Temo che alla fine della lezione mi toccherà sorbirmi una valanga di lamentele sulla vecchia arpia. Io, invece, mi limito a sbuffare ed apro il libro di testo, cercando le pagine dell'ultimo argomento spiegato. Direi che la giornata è iniziata proprio bene, tutta colpa della mia goffaggine e sbadataggine, come al solito. Sospiro, forse per l’ennesima volta, ed inizio svogliatamente a masticare la penna nera mentre osservo la lavagna cercando di rimanere concentrata sull’argomento della giornata. Tuttavia, la mia mente continua a concentrarsi sul rimprovero della prof e a pensare alla nota che ha sicuramente scritto sul registro. Quella è una grande stronza e detesta sia me sia Clhoe, ormai è appurato, dovevamo per forza averla anche quest'anno? E soprattutto perennemente alla prima ora? Con quella donna, anche entrare in aula in contemporanea con il suono della campanella significa fare tardi. Inizio a prendere appunti, sperando così di riuscire a concentrarmi, anche se la detesto devo tenere una buona media dei voti e devo seguire le sue spiegazioni. D'altra parte, anche il ragazzo nuovo è una bella fonte di distrazione, dato che continua ad attirare i miei occhi come una calamita. Scuoto la testa, cercando di scacciare ogni pensiero non inerente alla lezione e di focalizzarmi soltanto sulle derivate. Sarà splendidamente noiosa questa lezione, come tutte le altre del resto. Non appena suona la campanella dell'intervallo (dopo due terribili ore di matematica ed una di inglese) esco dall'aula, facendo attenzione a tenere lo sguardo fisso sulle punte dei miei piedi per evitare gli altri, e vado in bagno per chiudermi dentro, come al solito, e restare da sola. Nemmeno con Clhoe riesco a superare il mio blocco, non riesco a stare in mezzo alla folla. Un conto è quando siamo in aula, ordinatamente e silenziosamente seduti, ma durante l’intervallo, le voci si sovrappongono, i miei compagni ridono ed alzano la voce, iniziano a spostarsi e a formare gruppetti chiassosi... è il caos ed io non so mai dove andare, con chi stare, ho sempre il terrore di trovarmi in mezzo ai piedi o di combinare qualcosa di imbarazzante. Altro fattore che mi fa sentire a disagio in presenza delle persone, è che spesso vengo derisa, diciamo che sono un bersaglio facile, a differenza della mia amica non reagisco mai, in parte ho paura ad espormi, quindi faccio sempre la cosa più facile, chino il capo e cerco di non farmi colpire dalle parole che mi vengono rivolte contro. Inoltre, altro motivo per cui non riesco ad avvicinarmi agli altri, è che avendo bei voti vengo scambiata per la cocca dei professori, e credo che anche la strega di matematica sia convinta che voglia ingraziarmela per farmi alzare i voti. Per questo odia tanto me ed anche Clhoe, che è la mia migliore amica e che non sa stare zitta un attimo, cosa che frequentemente la porta a sbottare, anche con le persone sbagliate, pur di prendere le mie difese. Nonostante ciò ci metta spesso in guai perfettamente evitabili, però, le sono grata, lei è l’unica persona sempre pronta ad aiutarmi e a prendere le mie difese, lei è l’unica a starmi sempre accanto ed a sorreggermi quando ne ho bisogno. Lei è l'unica amica che ho e, in un certo senso, è anche tutta la mia famiglia. Purtroppo, come credo sia ormai evidente, sono una fifona. Ho una paura folle. Ho paura di dire solo sciocchezze, ho paura di essere derisa ancora di più, di essere vista come una stupida... ho paura degli altri e delle loro opinioni. Ormai parlo solo quando sono interpellata, cercando sempre di ridurre al minimo le interazioni con gli altri, e spesso balbetto, eccetto che con Clhoe, proprio perché è l’unica con la quale mi sento a mio agio. E poi, altro vizio che ormai sarà piuttosto evidente, cammino sempre con la testa china, per non farmi notare, sperando di non essere vista evitando di incrociare gli sguardi degli altri. Ed eccomi qui, a passare l’intervallo chiusa in uno stupidissimo bagno per non avere alcun tipo di rapporto col mondo esterno e non farmi coinvolgere nel caos della folla di studenti che si riversa nei corridoi. Sono troppo timida e insicura, ma non riesco a cambiare. Vorrei essere come Clhoe, lei è il mio modello ideale su tutti i fronti, o quasi (direi che dal punto di vista diplomatico dovrei prendere d'esempio qualcun altro). È bella, intelligente, gentile, dolce, disponibile, estroversa, divertente... Sa sempre cosa dire e, sebbene talvolta sembri un po’ sfrontata, sa quello che vuole e non si fa frenare da stupide paure ed insicurezze, è una di quelle ragazze che affronta tutto di petto con coraggio e determinazione. Io, invece, riesco solo a vivere la vita attraverso personaggi fittizi di romanzi, film e serie TV, sarà anche piuttosto triste, ma così mi sento al sicuro, così riesco a non espormi. Terminate le lezioni, sono tornata subito al dormitorio, dopo essere passata in mensa a prendere un panino ed una bottiglietta d'acqua, e mi sono chiusa in camera a studiare, lasciando Clhoe con il suo gruppo studio. Le ore del pomeriggio sono trascorse come al solito, si può dire che ormai rispetto una tabella di marcia rigida e monotona da diversi anni, e per le 19.00 ho finito tutti i compiti assegnati. Il resto della serata l'ho trascorso leggendo e sorbendomi le lamentele della mia amica su alcuni suoi compagni del gruppo studio che sono stupidi o che si vestono male o che parlano come dei somari o che so io, alla fine per i suoi standard non va mai bene niente, quindi sono abituata a sentirla lamentarsi. Ora però è quasi mezzanotte e, teoricamente, dovrei dormire, cosa che non mi riesce, in parte è anche a causa del libro che ho appena finito, come ogni storia che termino, mi ha lasciato un nodo alla bocca dello stomaco ed un senso inarrestabile di nostalgia. E proprio per questo, al momento, non ho ancora intenzione di iniziare un nuovo romanzo, anche se, in tutta onestà, avrei voglia di uscire in cortile a farmi una passeggiata all'aria fresca in mezzo al prato, per rilassarmi un po' e godermi il cielo notturno. D'altra parte però non si può uscire dalla struttura dopo le 20.30, tuttavia all'interno dell'istituto, in via del tutto teorica, potrei stare, non c’è una vera e propria regola che imponga di stare chiusi nella propria stanza tutta la notte, anche se temo sia una di quelle regole implicite. Alla fine, l’importante però è non svegliare nessuno (in particolare la sorvegliante del piano) e, se non vieni colto in flagrante, puoi sempre negare. Lancio una rapida occhiata a Clhoe che al momento è stravaccata supina sopra il suo materasso, dall'altra parte della stanza, le labbra dischiuse ed un rivolo di saliva all’angolo destro della sua bocca. Il braccio destro, che emerge dal mucchio di coperte che ha addosso, penzola oltre il bordo del letto, le sue dita affusolate quasi sfiorano il tappeto rosa che ricopre le mattonelle grigie del pavimento, mentre la gamba sinistra è scompostamente aggrovigliata con il lembo del lenzuolo. Come fa a dormire così profondamente? Conoscendola, se ora mi mettessi ad urlare, si sveglierebbero tutte le ragazze del piano eccetto che lei e per questo la invidio da morire. Io faccio una fatica tremenda ad addormentarmi, non riesco a chiudere occhio prima della mezzanotte, non posso far altro che guardarmi intorno irrequieta, e, quando finalmente crollo, al mattino poi fatico a svegliarmi e sono sempre dannatamente stanca. Sospiro, è inutile pensare a ciò, su questo fronte ho ormai gettato la spugna, nemmeno i sonniferi sono riusciti a regolare il ritmo del mio sonno. Mi infilo le scarpe senza perdere tempo ad allacciarle, mi lego frettolosamente i capelli con un elastico e poi indosso gli occhiali, probabilmente ho un aspetto piuttosto trasandato, soprattutto se ci si sofferma sulla tuta consumata che indosso, ma a quest'ora chi mai dovrebbe vedermi? Dopo aver spento la lampada sul mio comodino, apro lentamente la porta della nostra stanza ed esco in corridoio in punta dei piedi, mi infilo una mano nella tasca dei pantaloni ed estraggo il cellulare, per poi accendere la torcia così da illuminare il pavimento e vedere dove metto i piedi, direi che questo non è assolutamente il momento di inciampare sui miei stessi piedi e rischiare di svegliare qualcuno. Attualmente, il mio obiettivo è raggiungere la macchinetta automatica delle bevande calde che si trova al pian terreno del padiglione principale, accanto alla segreteria, così mi prendo una bella cioccolata calda, nella speranza che nel frattempo mi venga finalmente un po’ di sonno. Il collegio è un enorme edificio in mezzo ad un vasto prato verde e spoglio circondato da una staccionata alta almeno due metri e, a mio parere, piuttosto triste e brutta. L’unica via d’uscita da questo carcere è il cancello principale, che ovviamente è sempre chiuso e videosorvegliato. Le aule sono nella parte centrale dell'edificio, così come la mensa e la biblioteca. Invece, nel padiglione destro dell'edificio si trovano i dormitori, al primo piano quello delle ragazze ed al secondo piano quello dei ragazzi, invece al pian terreno c’è una zona comune con alcuni divani, delle poltrone ed un vecchissimo televisore ed infine ci sono degli sgabuzzini. Sul lato sinistro dell’edificio, dalla parte opposta ai dormitori, si trova un'enorme palestra che si affaccia su un campo da calcio ed uno da basket. Per raggiungere le macchinette devo pertanto scendere al pian terreno e dirigermi verso le aule, in direzione della segreteria, quindi mi tocca fare un po' di strada, al buio. Se devo essere sincera, nonostante di solito l’essere sola mi tranquillizzi, in questo momento mi sento piuttosto inquieta. Questi corridoi, di solito brulicanti di adolescenti puzzolenti e chiacchieroni, sono abbastanza lugubri ora che l’unica fonte di illuminazione è la luna all’esterno e la debole torcia del mio cellulare. Inoltre, questo silenzio surreale e così raro, mette i brividi, sembra l’ambientazione tipica di uno di quei maledetti film horror che Clhoe mi costringe a guardare. Dopo qualche minuto, e dopo essermi guardata intorno durante tutto il tragitto come se da un momento all’altro dovesse spuntar fuori un fantasma, arrivo finalmente a destinazione. Okay, la situazione forse mi sta sfuggendo un tantino di mano, ho il cuore che mi batte all’impazzata nel petto ed un leggero tremore alle mani, come se da un momento all'altro dovesse spuntare un serial killer, un fantasma o qualsivoglia creatura mostruosa per attaccarmi. Purtroppo la mia mente corre troppo e non ho controllo sulle immagini di omicidi, sventramenti ed aggressioni che proietta davanti ai miei occhi. Forse, fifona come sono, sarei dovuta rimanere da brava nella mia stanza a fissare il muro finché non mi fossi addormentata. Facendo un respiro profondo e ripetendomi che non sono in un film horror, prendo delle monete dalla tasca della felpa e mi accingo ad inserirle nella macchinetta, quando all’improvviso sento un brusio provenire dal fondo del corridoio alla mia sinistra. Spengo immediatamente la luce della torcia, sperando di non essere stata notata, e mi volto nella direzione del rumore, cercando di capire di che cosa si tratti. Dopo alcuni istanti, oltre al battito accelerato del mio cuore ed al mio respiro, avverto dei passi venire nella mia direzione ed allora inizio ad indietreggiare silenziosamente, ma, ovviamente con un tempismo perfetto, inciampo nei miei stessi piedi e cado all'indietro. Ed oggi siamo a due, non è una delle giornate migliori per il mio posteriore. In tutto quel silenzio, purtroppo, il rumore attutito della mia caduta sembra assordante e se prima non ero stata notata, ora ho sicuramente attirato l’attenzione. Grandioso, di bene in meglio... -Hai sentito anche tu?- sento sussurrare da una voce roca e maschile non troppo lontano da dove mi trovo. Non perdo ulteriormente tempo e mi alzo di scatto, nella fretta decido di infilarmi nell'aula di informatica, proprio di fronte alle macchinette, e chiudo la porta alle mie spalle per poi nascondermi tra il lato dell'armadio accanto alla cattedra ed il muro, miracolosamente lo spazio è sufficiente per farmi passare. Dopo pochi istanti sento dei passi davanti all'aula in cui mi sono nascosta ed in seguito delle voci concitate, sono appena dei sussurri, ma grazie al silenzio della notte riesco a distinguere le parole. -Dobbiamo scoprire chi ci ha beccato e fargli tenere il becco chiuso, se quello spiffera tutto ai professori, anche se non ci ha visti e non sa chi siamo, poi aumenteranno i controlli e addio alle uscite notturne!- sbotta la prima voce con un tono piuttosto irritato e teso. -Hai ragione, genio, ma come lo scopriamo chi è stato?- domanda una seconda voce sbuffando, poi aggiunge:-Magari non andrà a fare la spia, del resto nemmeno lui avrebbe dovuto essere in giro a quest'ora. -Sì, continua a sperare.- ribatte nuovamente la prima voce:-Questo postaccio è pieno di ipocriti, sarebbero capaci anche di fare la spia attraverso una lettera anonima, quei maledetti codardi! All'improvviso alla discussione si aggiunge una terza voce che dice:-Basta, chissenefrega, no? Lo abbiamo fatto consapevoli del rischio di essere beccati, adesso ve la fate addosso per la paura? Mica eravate "quelli che non avevano paura degli imbecilli che gestiscono questo posto"? Di certo chi era qui non ci ha visti con questo buio e non saprebbe riconoscerci, quindi non corriamo rischi. Nel caso in cui facesse la spia ed aumentassero i controlli, troveremo un altro modo per uscire, quindi non c'è nessun problema. -Sì, ma...- cerca di contraddirlo il primo che ha parlato, poi sbuffa e dice:-Hai ragione, è inutile fasciarsi la testa prima di rompersela, ci vediamo domani! Dopo diversi saluti ed alcune pacche sulle spalle, sento il rumore dei passi affievolirsi man mano che si allontanano e, dopo alcuni attimi, cala nuovamente il silenzio. Avevo sentito dire da Clhoe che dei ragazzi uscivano di notte per andare a divertirsi e lei mi aveva anche proposto di unirci a loro per fare qualcosa di divertente, ma non l'avevo presa sul serio poiché non pensavo fosse vero. D'altro canto, a giudicare poi dalla loro conversazione ormai è abbastanza certo che quei ragazzi sono usciti e poi rientrati di nascosto, e per una cosa del genere qui si rischia un bel po' di guai, anche l'espulsione dal collegio. Devo assolutamente ricordarmi di non uscire mai più di notte per i corridoi, rischio di essere vista e se venissi colta insieme ad un gruppo di ragazzi che è uscito in segreto potrei essere accusata di aver fatto altrettanto. Rimango ancora un po' in allerta, cercando intanto di rallentare il mio respiro ed il battito del mio cuore, alla fine mi sono spaventata per poco, e dopo un paio di minuti di tensione tiro un sospiro di sollievo, sembrerebbe non esserci più nessuno in giro a giudicare dal silenzio assordante che giunge alle mie orecchie. Decido allora di uscire dal mio nascondiglio improvvisato, mi affretto verso la porta e la apro, tuttavia non faccio nemmeno in tempo a varcarla che vengo colta in contropiede. -Dovresti fare meno rumore quando ti nascondi, sembravi un elefante in una cristalleria.- sento improvvisamente e cerco subito di richiudermi dentro l'aula, ma il soggetto che mi ha aspettata davanti alla porta blocca il mio tentativo entrando rapidamente e facendomi indietreggiare intimorita dalla sua elevata statura, unica cosa che posso notare della sagoma nera che ho davanti agli occhi. Più mi allontano spaventata e più lui si avvicina, a quel punto non riesco più a trattenermi ed urlo, cosa che porta il ragazzo di fronte a me a fiondarmisi addosso per tapparmi la bocca con una mano. -Ma sei cretina?! Non urlare! Se ci beccano a quest'ora, qui, insieme, finiamo nei casini entrambi!- sbotta lui cercando di mantenere comunque un tono basso per non attirare ulteriormente l'attenzione su di noi. La riconosco questa voce, è quella appartenente al terzo componente del trio che aveva zittito gli altri due dicendo loro che dovevano fregarsene dell'essere scoperti. Fantastico, se per lui fregarsene significa tendere un agguato come un predatore alla sua ignara ed indifesa preda, allora direi che ha proprio bisogno di un corso accelerato sulla nostra lingua e sul significato delle parole. I miei occhi, nel mentre, si sono abituati al buio e riesco ad intravedere il suo volto, ma ancora non riesco a capire chi sia e se appartiene a qualcuno che ho già visto. Riesco solo a rendermi conto di quanto siamo vicini, i nostri visi sono a pochi centimetri di distanza, a tal punto che avverto il suo caldo respiro sulla mia pelle, ed i nostri corpi si sfiorano mentre lui continua a tenermi la bocca chiusa con una mano e a stringermi il gomito con la sinistra. Restiamo entrami immobili per alcuni istanti, in allerta, ma non succede niente, anche se in parte speravo che il mio urlo attirasse qualcuno qui. Evidentemente attiro l'attenzione solo nei momenti peggiori e quando è meno gradita. Il ragazzo decide finalmente di allontanarsi, lasciandomi finalmente libera, e, dopo essersi accertato che non mi metta ad urlare nuovamente, accende la luce dell'aula. Ora riesco a vederlo bene e, sorprendentemente, lo riconosco, è quello contro cui sono andata addosso questa mattina ed all'istante avverto le mie guance andare a fuoco per la vergogna e l'imbarazzo. Lui invece mi fissa con le sopracciglia castane aggrottate e gli occhi socchiusi con fare diffidente e minaccioso, come se non sapesse bene cosa aspettarsi da me, se uno schiaffo o un altro urlo. -Chi sei tu?- mi domanda sempre sussurrando. In un certo senso, avrei dovuto aspettarmelo, alla fine sono così insignificante da essere dimenticata anche dal ragazzo contro cui mi sono schiantata. Io rimango immobile a fissarlo, non sapendo bene cosa dire e sentendomi a disagio, odio trovarmi di fronte a degli estranei, le interazioni sociali non sono proprio il mio forte, sono più la specialità di Clhoe. -Guarda che sto parlando con te. Cos'è, sei solo capace di urlare?- aggiunge dopo qualche attimo di attesa. Allora si avvicina, riducendo nuovamente la distanza tra di noi e mettendomi in soggezione, e mi osserva perplesso:-Se tieni un tono basso puoi parlare, sai? Oppure ad un tratto hai perso la voce? Mi sventola una mano davanti al viso cercando di attirare la mia attenzione, al che alzo la testa ed inevitabilmente i miei occhi azzurri vengono attratti come delle calamite dai suoi occhi scuri. Notando che non mi decido ancora a rispondere, aggrotta ulteriormente le sopracciglia, finché all'improvviso la sua fronte si rilassa e le sue labbra sottili e rosee si schiudono in un sorriso di scherno:-Ora che ci penso, ti ho vista questa mattina! Sei la svampita che mi è venuta addosso, eri insieme a quell'altra ragazza castana! Avete fatto proprio un ingresso plateale. Svampita? Mi ha appena chiamata svampita? Va bene che sono goffa, ma questo è decisamente troppo, non c'è alcun bisogno di offendere. Ero anche disposta a chiedergli scusa e a garantirgli che non avrei fatto la spia, ma il suo comportamento arrogante mi ha fatto decisamente cambiare idea. Sento nuovamente il viso andarmi in fiamme, questa volta però non per l'imbarazzo, bensì per il nervoso, ed apro la bocca per ribattere, tuttavia non riesco a spiccicare parola, il nodo in gola mi impedisce di rispondergli a tono. In questo istante vorrei essere Clhoe e soprattutto vorrei avere la sua capacità di non farsi mettere i piedi in testa da nessuno e di saper sempre rispondere a tono a tutti. - Mi raccomando allora di non fare la spia, sa, non è bello. Inoltre, finiresti anche tu nei guai con noi, soprattutto se io ed i miei amici ci lasciassimo scappare che eri uscita con noi.- aggiunge lui approfittando del mio silenzio e continuando a sfoggiare il suo sorrisetto strafottente:-Ci si vede in giro, svampitella, ciao.- sussurra lui per poi voltarsi ed andarsene con tutta calma, lasciandomi sola a sbollire la rabbia. Rimango ancora qualche istante immobile nell'aula con i pugni serrati lungo i fianchi, cercando invano di calmarmi e di non pensare alle parole di quello sbruffone arrogante, e poi me ne torno nella mia stanza il più velocemente possibile, non prestando più particolarmente attenzione a fare rumore o meno. Alla fine, a causa di quel trio di idioti, non ho nemmeno preso la mia cioccolata calda. Maledizione! Una cosa comunque mi è chiara, se già in generale non mi trovo bene con le persone, posso affermare con certezza che il nuovo arrivato mi sta davvero sui nervi. Avrei tanto voluto avere il coraggio di schiaffeggiarlo e fargli sparire quel suo sorrisetto arrogante dalle labbra! Come se non bastasse mi ha pure nella mia versione più sciatta e patetica, senza nemmeno un briciolo di fondotinta, con i capelli legati alla rinfusa e la tuta grigia e consunta che uso quando passo il pomeriggio a studiare nella mia stanza. Devo solo sperare che abbia abbastanza pietà di me da non rendermi lo zimbello della classe. Mi tolgo le scarpe abbandonandole in mezzo alla camera e poso gli occhiali sul comodino, indosso poi una t-shirt nera che mi sta piuttosto larga e mi tolgo i pantaloni rimanendo in mutande, infine mi infilo sotto le coperte e cerco di dormire per concludere finalmente questa giornata anomala per la mia solita routine. Dopo un tempo indefinito e fin troppo lungo, riesco finalmente a sprofondare in un sonno profondo e, purtroppo, non abbastanza lungo. -Amy! Sveglia! È ora di alzarsi e splendere! E soprattutto è ora di non fare tardi!- sento urlare la mia amica mentre mi scuote vigorosamente per le spalle. -Lasciami in pace...- biascico io cercando di girarmi dall'altra parte e di riaddormentarmi, tra la stanchezza ed il non voler rivedere Steve dopo l'incontro di questa notte, vorrei poter rimanere sdraiata su questo letto fino a settimana prossima almeno. -AMY!- esclama la mia amica con una voce decisamente troppo alta per le mie povere orecchie e per il mio cervello ancora spento, poi mi afferra per un braccio iniziando a tirarmi e, per evitare di cadere per terra, mi vedo alla fine costretta ad alzarmi e ad abbandonare il piacevole tepore del mio letto. -Sei una rompi scatole...- borbotto fra me e, non notando alcuna reazione dalla mia esuberante compagna di stanza, deduco che non mi abbia sentita.

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