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Tenebris II

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Ed eccoci qui con il continuo di Tenebris!

A seguito della separazione da Damien, Shawn e Sebastian, Astrid è costretta a restare con Aaron e Beatrix, ma dopo tutto quello che è successo e dopo la morte di Gionata ed il tradimento di Samantha, l'unica cosa che vuole fare è scappare il prima possibile per ricongiungersi a coloro che ama.

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Sogno
Non so dove mi trovo. Mi guardo intorno, disorientata. Perché sono qui? O meglio, come ci sono finita qui? Sono in una stanza di medie dimensioni con un letto ad una piazza e mezza sfatto, un armadio in legno, una scrivania ed un vecchio baule. È una stanza spoglia per il resto, priva di qualsiasi elemento identificativo e personale. Al centro della camera c'è un demone che riconosco come tale grazie ai suoi occhi rossi come il sangue colmi di rabbia che brillano nella semioscurità. Non l'ho mai visto prima e proprio non capisco perché ora ce l'abbia davanti. Come faccio ad essere qui? Come mai lui non si accorge della mia presenza nonostante io sia davanti a lui? L’unica cosa che posso fare è rimanere in guardia, chiunque io abbia di fronte in questo momento è pericoloso, lo percepisco chiaramente, come percepisco che in uno scontro diretto difficilmente avrei la meglio. Lo studio attentamente, ha i pugni serrati lungo i fianchi, è scosso dai tremiti e vedo rabbia, odio e risentimento trasparire dai suoi occhi. I canini affilati sporgono dalle labbra e la mascella è serrata, sembra sul punto di avventarsi su chiunque gli si avvicini. Del resto, demoni ed ira sono sempre una pessima accoppiata. I suoi capelli spettinati sono corti e bianchi con qualche sfumatura verso il grigio, il fisico è scolpito ed atletico, la pelle leggermente abbronzata, le labbra carnose e gli zigomi alti ed affilati. Non ci metto molto a rendermi conto che è ferito, i suoi indumenti strappati e sporchi di sangue. Ha dei piccoli graffi sul viso e dei profondi tagli sulle braccia, sul petto e sulle gambe. Non so perché, ma istintivamente vorrei avvicinarmi e medicarlo, vorrei assicurarmi che non sia in condizioni critiche e che le sue ferite si stiano rimarginando, come se mi importasse qualcosa di lui... Tuttavia non posso preoccuparmi per un potenziale nemico, anzi dovrei gioire delle sue ferite e del fatto che non è nel pieno delle sue forze, perché mi mettono in una posizione di vantaggio nel caso mi attaccasse. Il suo, però, è un viso noto, o almeno così mi pare, ma non mi ricordo dove io lo abbia già visto. All'improvviso, in uno scatto d'ira, si scaglia contro la sedia della scrivania, prendendola a calci e scaraventandola contro il muro, dove si rompe. Dal suo sguardo folle capisco che ha superato ogni limite e che ora, finché non si sarà calmato, non la smetterà di scagliarsi contro tutto quello che gli si para davanti. E così fa. Non riesco a capire il perché, ma mi viene naturale interpretare ogni sua espressione e tutto quello che prova e pensa. Ora sta male, sta soffrendo, ma non si tratta semplicemente di qualcuno che lo ha fatto infuriare insultandolo o altro. No, è molto di più. Il suo è un dolore straziante che lo dilania dall’interno e la furia che ha preso ora il sopravvento su di lui sembra quasi che la stia indirizzando contro se stesso, come se lui stesso sia la causa della sua ira. Si scaglia contro ogni oggetto presente in questa stanza anonima. Tira calci e pugni con violenza spaccando la scrivania e lasciando diversi segni sul muro, poi se la prende con l’armadio mentre qualche verso di rabbia abbandona le sue labbra carnose. La porta si spalanca di colpo ed entra un altro demone, credo, ha i capelli rossi che gli arrivano fino all’altezza del mento e gli occhi di un verde intenso, come quello di uno smeraldo, ma hanno ora una colorazione spenta e cupa, è abbastanza alto ed ha un fisico atletico e ben definito. Anche lui è ferito, lo capisco dai tagli sul suo volto e sulle sue braccia scoperte, ma i suoi vestiti sono lindi ed intatti. Forse sono entrambi appena usciti da qualche battaglia, sono visibilmente stanchi e distrutti e le ferite si rimarginano molto lentamente. Se è davvero così, allora ne sono usciti sconfitti a giudicare dal morale generale. -Damien, smettila!- esclama il nuovo arrivato dirigendosi verso il demone dai capelli bianchi, che identifico come “Damien”. Il rosso lo afferra per le spalle, spingendolo ad indietreggiare fino ad andare a sbattere contro il muro, ma Damien si dimena disperatamente, urlando e scalciando come un dannato nel vano tentativo di liberarsi dalla presa dell’altro e continuare a sfogarsi contro ogni cosa. -Lasciami, stronzo!- sputa le parole con rabbia e risentimento e sono abbastanza sicura che ora sia molto tentato all’idea di indirizzare i propri colpi contro il compagno piuttosto che contro degli oggetti inanimati. -Non avercela con me, se non ti avessi fatto perdere i sensi, tu saresti morto per cercare di salvarla! Sarebbe scoppiato un putiferio assurdo ed avremmo fatto una brutta fine, tutti quanti! Non potevamo salvarla, ma ora si! Ora che siamo liberi, possiamo organizzarci per andare a salvarla!- sbotta il rosso cercando di fare ragionare l'altro, che sembra non ascoltarlo nemmeno, troppo accecato dalla sua rabbia. -Certo, mi pare ovvio che avrei dato la vita pur di tirarla fuori da lì! E ancora ora preferisco la morte piuttosto che la consapevolezza di averla abbandonata nelle mani del nemico!- urla con rabbia Damien facendo sobbalzare il rosso:-Non abbiamo la garanzia che non le facciano niente, per quello che ne sappiamo potrebbero ucciderla in qualsiasi momento! La sua voce è graffiante e mi fa venire i brividi facendomi chiudere lo stomaco in un nodo stretto e doloroso. Non mi sono mai sentita così, ma è come se il suo dolore stesse gradualmente diventando anche il mio. Mi sembra quasi di conoscerlo questo demone dai capelli bianchi e... anche il rosso. Istintivamente vorrei correre dal demone ed abbracciarlo e rivolgergli parole di conforto per cercare quanto meno di alleviare il suo dolore, anche se so, ormai, che loro non sono in grado di vedermi o di percepire la mia presenza. So che non dovrei provare questo impulso, soprattutto per qualcuno che non conosco. Anzi, in realtà non dovrei provare nessun sentimento per nessuno al di fuori di me. Aaron, mio cugino, me lo avrà ripetuto un migliaio di volte. Non posso abbassare le mie difese provando inutili sentimenti per gli altri, rischio solo di essere ingannata. Se io fossi realmente qui, con questi demoni, e seguissi il mio istinto e provassi pietà e compassione, loro potrebbero approfittarsene. Mai mostrarsi deboli, mai piegarsi ai sentimenti. Anche se penso che mio cugino ed anche mia zia Beatrix siano un po’ duri e drastici, sono consapevole che non hanno tutti i torti e che vogliono solo insegnarmi a rimanere in piedi con le mie gambe, qualsiasi cosa accada. Una lacrima. Ecco cosa mi fa riconcentrare sulla scena che sta avvenendo davanti ai miei occhi e che mi fa perdere un battito e mi blocca il respiro. Una singola lacrima. Gli occhi di Damien sono ora lucidi, la rabbia e la frustrazione hanno lasciato spazio solo alla sofferenza che lo sta torturando, e da essi scende una lacrima che gli riga la guancia, fino ad arrivare al meno lentamente e schiantarsi poi al suolo.  Il rosso indietreggia lasciando la presa sulle spalle dell’altro e sospirando affranto. Damien, senza più il supporto di quello che penso sia il suo amico, cade sulle ginocchia ed altre lacrime iniziano a rigargli le guance sempre più copiose. Piange in silenzio. Si china a terra e picchia i pugni sul pavimento mentre le sue spalle fremono. Il mio cuore salta alcuni battiti. Mi fa male vederlo così. Mi fa bloccare il respiro ed inumidire gli occhi, che chiudo per impedire alle lacrime di uscire. Perché? Nemmeno lo conosco, non posso piangere per lui, uno sconosciuto! Perché allora faccio fatica a trattenermi? -Shawn... l'ho persa.- mormora il demone, la voce rotta dal pianto e dalla disperazione:-L'ho persa. -No, Damien, non l'hai persa, non l’abbiamo persa. Noi torneremo a riprenderla. Noi, insieme, faremo di tutto per salvarla. Anch'io le voglio bene e non la lascerò in balia di quei folli. La troveremo ovunque quei bastardi l’abbiamo portata e la libereremo.- cerca ancora di farlo ragionare il rosso che ora identifico come “Shawn”. -Io non le voglio bene. Io la amo, cazzo! E non le ho mai detto quanto! Lei, prima che tu mi colpissi a tradimento, me lo ha detto. Me lo ha detto! Mi ha sillabato con le labbra quelle due semplici parole, ha detto di amarmi. Ed io l'ho abbandonata lì. Cazzo!- urla ancora Damien, la voce rotta ed i pugni serrati. -Non l'hai abbandonata, smettila di dirlo. Scappare e lasciarla lì, era l'unica soluzione per avere meno perdite possibili.- cerca di rassicurarlo Shawn:-Se ci fossimo opposti, saremmo morti tutti, eravamo in netta inferiorità numerica ed indeboliti dalla prigionia, lo sai bene. Quello scontro sarebbe finito in un bagno di sangue e probabilmente anche lei non ne sarebbe uscita viva, ragiona. -Quella troia di Samantha... Giuro che quando me la ritroverò davanti, le farò pentire di aver fatto il doppio gioco con noi! È tutta colpa sua se ora lei è chissà dove, in pericolo! Quella stupida doppiogiochista la ha messa nei guai!- sbotta Damien asciugandosi le lacrime con il dorso della mano destra:-L’ha presa in giro e condotta dritta in una cazzo di trappola! E quello sarebbe un angelo dall’animo candido e puro? Non vedo l’ora di rivederla per strapparle io stesso quelle schifosissime ali ed ucciderla con le mie mani, voglio vederla soffrire ed invocare la morte! Si rimette in piedi. La mascella serrata e gli occhi, rossi come il sangue, colmi d'odio e dolore. In questo momento, il solo guardarlo mi fa tremare le gambe dalla paura, questa è la vera natura di ogni demone, una natura sadica e sanguinaria. Sono solo contenta di non essere nel suo mirino e di non essere realmente presente in questa stanza con lui. -Oh, sicuramente quell’angioletto la pagherà, ma adesso non è la nostra priorità. Prima dobbiamo organizzarci per una missione di salvataggio, non perdiamo altro tempo.- dice Shawn, ma Damien pare non averlo nemmeno sentito, sembra totalmente preda delle sue emozioni. Ha il respiro affannato, la mascella serrata, i muscoli di braccia e spalle tesi ed i pugni serrati lungo i fianchi, sta per esplodere di nuovo. Questo demone ormai non riesce più a controllare i propri istinti, vuole solo distruggere ogni cosa gli si pari davanti. -Cazzo, Damien! Devi darti una calmata, riacquista il controllo di te, così non mi sei di alcun aiuto!- sbotta Shawn scuotendolo per le spalle, ma viene colpito da un pugno di Damien. -A quanto pare non ti sei ancora sfogato a sufficienza...- borbotta il rosso portandosi una mano sul viso dove è appena stato colpito, i suoi occhi rapidamente passano dal verde ad un rosso acceso ed intenso mentre dalla sua bocca spuntano due canini affilati:-D’accordo, se questo può servirti a ritornare in te... I due, in un secondo, iniziano a colpirsi a vicenda con violenza, come se fossero due nemici che cercano di uccidersi l’un l’altro su un campo di battaglia. Non si trattengono, combattono senza freni ferendosi mirando ognuno ad un punto vitale dell’avversario. Io resto immobile con il cuore in gola, vorrei solo mettermi urlare e farli smettere, non voglio vederli così, non voglio vedere che si fanno male a vicenda. Chi sono questi due? Perché hanno risvegliato in me queste emozioni? Perché sento dei sentimenti che non dovrei assolutamente provare? Mi sveglio di soprassalto e mi metto a sedere nel letto. Sono tutta sudata ed ho il respiro accelerato. Il volto di questo Damien continua ad apparirmi nitido davanti agli occhi mentre mille domande affiorano nella mia testa. Chi è? Lo conosco? Perché l'ho sognato? Quello che ho sognato è un fatto realmente accaduto o è solo frutto della mia immaginazione? Chi è quella lei di cui parlavano e perché mi viene una fitta al cuore solo a pensarci? -Astrid? Tutto bene? Cos'è successo?- domanda Alexander con la voce ancora impastata dal sonno ed un occhio ancora chiuso affacciato alla porta della mia stanza, credo di averlo svegliato. -Sì, tutto bene.- replico con un filo di voce ancora scossa dallo strano sogno. Sento il letto abbassarsi sotto il peso del corpo di lui che si siede al mio fianco, ora completamente sveglio, ed io, alla fine, sospiro. -Incubo? Ti ho sentita urlare.- dice con tono preoccupato. -Sì, era solo un incubo, torna nella tua stanza e dormi. Non volevo disturbarti.- dico brusca e tra noi cala il silenzio. Alexander, che dorme nella stanza accanto alla mia, è mio cugino e, come me, è un ibrido, per metà angelo e per l'altra metà umano. Di solito andiamo piuttosto d’accordo ed io sono molto affezionata a lui e lui a me, ma a volte è davvero troppo insistente ed in questo momento non ho molta voglia di approfondire quanto ho visto in sogno, in realtà vorrei soltanto dimenticarmene. -D'accordo, come vuoi tu, ma se hai bisogno non esitare a venire da me. Buona notte.- sussurra infine e se ne va silenziosamente. Quando sento la porta richiudersi alle sue spalle e quando sono abbastanza che sia rientrato nella sua camera, sospiro affranta. Per quanto io vorrei semplicemente dimenticarmeli, una vocina dentro di me mi urla di scoprire ad ogni costo chi siano Damien e Shawn. So che non si è trattato di un banale incubo, non erano frutto della mia fantasia, ciò che ho visto era reale. La vera domanda è perché io abbia visto quei due demoni. È stata solo una casualità? Oppure c’è qualcos’altro sotto? Forse è meglio se accantono i miei dubbi e le mie domande e mi rimetto a dormire. A breve dovrò alzarmi dal letto e sottopormi ad un duro allenamento con l'altro mio cugino, Aaron, il quale è sempre molto esigente e duro. Ho estremo bisogno di riposo e di certo passare il resto della notte sveglia a pensare a quei due demoni non mi sarà di alcuna utilità, ci penserò al risveglio. Chiudo gli occhi e presto ritrovo la calma, il mio respiro si fa più regolare ed il mio cuore smette di battere all’impazzata. Non so di preciso dopo quanto tempo, ma mi riaddormento. -Astrid, giù dal letto! Muoviti, pelandrona.- mi chiama la voce roca di Aaron. Apro gli occhi di scatto e, borbottando, mi metto a sedere sul letto. Non penso mi abituerò mai a questi risvegli bruschi. Davanti a me, Aaron è in piedi con le braccia incrociate al petto ed un'espressione severa e fredda stampata sul volto pallido. -Buongiorno anche a te...- borbotto sbadigliando. -Oggi abbiamo il giorno libero, l’allenamento salta.- ribatte semplicemente lui inespressivo come al solito. -E non potevi lasciarmi dormire anziché venirmi a svegliare all’alba come ogni mattina?- sbuffo io ributtandomi sul letto con il viso rivolto al soffitto. -Ti ho fatto dormire un’ora in più, ora però... vorrei passare un po' di tempo con te, del resto anche tu non puoi passare tutta la giornata a letto.- brontola chinando il capo come se si vergognasse di quello che ha appena detto e, conoscendolo, forse è così. In fondo, sta implicitamente ammettendo che la mia presenza tutto sommato non gli dispiace come invece spesso da a vedere, ciò significa che in fondo, ma molto in fondo, dopo tutto il tempo che abbiamo trascorso insieme si è affezionato a me. So che non lo ammetterà mai perché significherebbe mostrare la propria debolezza e so anche che non dovrei sentirmi felice delle sue parole, eppure eccoci qua entrambi a comportarci come Beatrix non vorrebbe. Non riesco a trattenere un sorriso a cui Aaron risponde girando il volto dalla parte opposta. Mi alzo e mi dirigo verso l'armadio a piedi nudi. -Dammi qualche minuto e sono pronta. Sono contenta di poter passare del tempo con lui, senza dover affaticarmi a star dietro ai ritmi che tiene durante gli allenamenti. Prendo dei vestiti e vado in bagno. Mentre mi vesto ripenso al sogno bizzarro che ho fatto questa notte, deve per forza trattarsi di un sogno. Eppure i visi di quei due, di Damien e Shawn, mi sembrano così familiari... Tuttavia dove potrei mai averli incontrati? Quando ancora non conoscevo la verità, quando vivevo felicemente con mia madre e non sapevo di essere per metà un angelo, non conoscevo nessun demone. Poi mi è venuto a prendere Aaron, dopo la morte di mia madre, e da allora vivo con lui e Beatrix e tutti i demoni e gli angeli ai loro ordini. Probabilmente non dovrei dare troppo peso a questo sogno, ma nonostante mi sforzi, non riesco a scacciarlo dalla mia mente, è come se una parte di me si aggrappasse a quei due demoni con tutte le sue forze e facesse di tutto pur di non farmi dimenticare i loro volti, il suono delle loro voci e la loro sofferenza, in particolare quella di Damien... Dovrei forse parlarne con Aaron? Magari potrebbe aiutarmi...  Mh... meglio di no. Probabilmente lo innervosirei e basta con queste frivolezze, del resto sono certa che mi direbbe semplicemente di non sprecare il mio tempo a crucciarmi per uno stupido ed insignificante sogno. Anche se lo conosco da poco, ormai so come ragiona. Tutto sommato, meglio non irritarlo e godersi questa giornata in cui sembra particolarmente di buon’umore e meno imbronciato del solito. Mi guardo allo specchio mentre mi sistemo i capelli, tutti annodati. È ormai da un paio di mesi che vivo con i miei due cugini, Aaron e Alexander, e mia zia, Beatrix. L'ultimo ricordo che ho della mia vita tra gli esseri umani è la morte di mia madre. Ricordo solo di averla trovata morta nella sua stanza, una mattina fredda in cui nevicava. Mi ricordo di aver guardato il paesaggio, dalla finestra, tutto era bianco, di un bianco quasi accecante, e freddo, terribilmente freddo e triste. Non rammento nient'altro e non so ancora come sia morta e chi sia stato e ciò mi manda fuori di testa, perché per quanto la mia mente sia offuscata io sono sicura che non sia morta per cause naturali. Secondo mia zia, probabilmente per il trauma di aver perso mia madre così improvvisamente ed aver scoperto la mia vera natura, ho perso alcuni frammenti dei miei ricordi. Io, però, sono determinata a recuperare ogni memoria perduta, perché ho come la sensazione che, tra tutto ciò che ho dimenticato, ci sia qualcosa di molto importante. Che cosa, però, ancora non lo so. Anche Alexander, come me, ha ricordi molto vaghi e confusi, se non addirittura nulli, riguardo all'ultimo periodo vissuto fuori da questa nostra nuova casa. Ed anche a lui, nostra zia e nostro cugino hanno detto che dipendeva dallo shock di aver appreso una notizia tanto sconvolgente, del resto non è comunque scoprire dopo quasi diciotto anni di vita che angeli e demoni esistono e che uno dei propri genitori è proprio un angelo. Onestamente, però, non sono totalmente convinta dalle loro spiegazioni. Aaron è mio cugino, in questi due mesi ho imparato a fidarmi di lui e a volergli bene nonostante il suo carattere duro ed i suoi costanti sbalzi d’umore. E anche Beatrix è diventata importante per me, anche se non si dimostra mai molto affettuosa nei miei confronti, mi ha insegnato a difendermi e ad usare i miei poteri, mi ha offerto un luogo da chiamare casa dopo la morte di mia madre e, a modo suo, si è presa cura di me. Dentro di me, però, so che per quanto riguarda i miei ricordi, mentono entrambi. Io so di averli persi per altre ragioni, non per qualche trauma. Mi sento quasi come se mi fossero stati strappati con la forza. Il rumore di Aaron che bussa alla porta mi fa tornare con la mente al presente. -Astrid? Ci sei? O ti sei riaddormentata? -Arrivo, arrivo!- esclamo roteando gli occhi, pensa sempre che sia una pigrona cronica e che per me ogni occasione sia buona per poltrire e solo perché una volta, dopo che mi era venuto a svegliare per gli allenamenti, mi sono riaddormentata non appena ha chiuso la porta per permettermi di cambiarmi. Un errore ed ora sono segnata a vita. Sorrido al pensiero ed esco dal bagno, trovandomelo davanti. Inizialmente mi osserva confuso, le sopracciglia aggrottate, ma poi solleva leggermente le labbra, abbozzando un sorriso impercettibile. Si incammina verso l'esterno ed io lo seguo senza esitare. Una volta usciti dalla mia stanza camminiamo nei lunghi e poco illuminati corridoi, a cui ormai mi sono abituata, finché non arriviamo all'esterno, ai piedi di una montagna. I cunicoli e le varie stanze del nostro rifugio si diramano all’interno di quest’enorme montagna. Devo ammettere che all’inizio pensavo fosse strano nasconderci in questo modo, ma con il tempo mi sono resa conto che è un posto sicuro e che è il modo migliore per impedire a coloro che ci hanno presi di mira di attaccarci. Beatrix mi ha raccontato che i demoni provenienti dagli Inferi e gli angeli del Paradiso vogliono ucciderci e che per ora non siamo in grado di contrastarli e dunque, la nostra unica possibilità per sopravvivere è nasconderci. Da quanto ho capito non tollerano la nostra esistenza, ci vedono come degli abomini in quanto mezzosangue, e per questo vogliono eliminare ogni nostra traccia. In tutta onestà, avrei anche potuto aspettarmelo dai demoni, ma pensare che anche gli angeli possano essere così crudeli mi rattrista, prima di scoprire che esistevano realmente pensavo fossero delle creature buone e che mai avrebbero potuto fare del male a qualcuno. Una volta all’aria aperta mi guardo intorno con un gran sorriso. Il sole splende nel cielo limpido, l’aria è fresca e profuma di fiori e legna e si sentono gli uccelli cinguettare dalle fronde degli alberi. A pochi metri da noi c’è un grande prato circondato dagli alberi del bosco, l’erba arriva fino a metà polpaccio e viene mossa da qualche sporadica folata di vento. In lontananza si scorgono altri alberi, altre montagne, ma non c’è alcuna traccia di civiltà, sembra di stare in un piccolo angolo sconosciuto a qualcuno essere umano. È un posto meraviglioso che ho però, ogni volta che lo vedo, mi dà l'impressione di conoscerlo già, come se ci fossi stata anche in passato, ma non è possibile che io sia mai stata qui. -Hai dormito bene? Alexander mi ha detto di averti sentita urlare nel sonno.- chiede lui d'un tratto, facendomi distogliere lo sguardo dal paesaggio. -Sì, era solo un incubo. Nulla di che.- minimizzo io, decidendo che lui non è la persona migliore con cui parlare del sogno che in realtà ho fatto. -Non ci provare, cosa stai cercando di nascondermi?- insiste invece lui, deciso e cocciuto con tono autoritario. Sospiro, a questo punto è inutile continuare a far finta di niente, anche se temo che questa conversazione non porterà a nulla di buono:-Ho sognato due demoni e mi sembrava quasi di... ehm, conoscerli. Lo so, è folle. A quanto pare la mia immaginazione questa notte è stata piuttosto produttiva e... Mi osserva pensieroso e mi interrompe bruscamente:-Descrivimeli. -Erano entrambi feriti, niente di grave però. Uno aveva i capelli rossi e gli occhi verdi, alto, l’incarnato piuttosto chiaro ed un fisico allenato, l'altro aveva i capelli bianchi e... Lui mi interrompe nuovamente riducendo gli occhi a due fessure:-Dimenticati di quei due, ormai sono morti. Hanno attentato alla tua vita tempo fa, credo tu li abbia rimossi dalla tua testa come gli altri ricordi. Studio la sua espressione preoccupata ed un po' nervosa e capisco che è meglio stare zitta e non porre altre domande sull'argomento. Dal suo tono è chiaro che non vuole darmi altre informazioni, ma ora io voglio sapere di più. Quindi non era solo una fantasia, io li conoscevo davvero, io ho avuto a che fare con loro in passato... Se dunque hanno cercato di uccidermi, significa che erano nemici di mia zia, demoni che vogliono uccidere tutti gli ibridi, me inclusa. Quello che non mi quadra, però, è come io possa essere ancora viva allora. Prima di iniziare ad addestrarmi con Aaron non sarei mai stata nemmeno lontanamente in grado di tenere testa ad un demone, com’è possibile che sia riuscita a sopravvivere a due di loro? Che sia stato Aaron a proteggermi? E perché, nonostante ora io sappia che quei due hanno cercato di uccidermi, se ripenso ai loro volti mi si stringe il cuore e provo del dispiacere? -Devo... devo rientrate, devo fare una cosa. Avanti, vieni.- dice distratto, assorto nei suoi pensieri mentre inizia a ripercorrere la strada che abbiamo fatto a ritroso. Io resto in silenzio e lo seguo, meglio non contraddirlo, soprattutto ora che sembra così turbato. È bastato solo descrivergli quei due demoni per fargli capire di chi stessi parlando ed allarmarlo, dietro c’è sicuramente molto più di quanto lui mi abbia detto ed ora sono determinata a scoprire di che cosa si tratta.

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